E’ da tempo che pensavo ad un articolo del genere e mi sembra sia arrivato il momento di farlo, perchè #imademyclothes!
Cos’è il Fashion Revolution Day?
“La moda è una forza importante, di cui tenere conto nella nostra società. Può suscitare emozioni, provocare, guidare, affascinare.
Il 24 Aprile 2013, 1133 persone sono morte e molte altre sono state ferite quando il complesso produttivo di Rana Plaza, a Dhaka, in Bangldesh, è crollato.
Fashion Revolution Day dice: basta!
Crediamo in un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura. Insieme, useremo il potere dell’industria della moda per catalizzare il cambiamento e ridare dignità alla catena di produzione.”
dal sito fashionrevolution.org/
Questa premessa per partire dal presupposto che non sono mai stata una spendacciona per negozi: compravo se dovevo comprare perchè mi mancava e a prescindere cercavo un capo che durasse il più possibile.Cosa significa questo? Significa che già prima di incontrare il cucito non ero avvezza al fast fashion.
Ciò nonostante, sono oramai 4 anni che cucio assiduamente e devo confessarvelo, non compro più niente da vestirmi nei negozi, fatta eccezzione per le calze velate di nylon.
C’è chi mi dice: “Ma come fai a non comprare niente niente? E’ impossibile!” La verità è che se devo proprio comprare qualcosa che io non so/non ho tempo di fare, cerco un artigian* italian* che possa farlo al posto mio, vedi borse o scarpe!
Vorreste una lista di artigiani italiani dai quali ho acquistato ultimamente e da cui vorrei acquistare?
Qualcosa è cambiato in me da quando ho iniziato nel lontano 2012 a cucire: ora quando passo davanti le vetrine di un negozio e mi cade l’occhio sui prezzi, l’unica domanda che mi sale spontanea è: PERCHE’?
Perchè ci sono magliette che costano 5 euro senza sconti? Cosa da questo prezzo irrisorio?
Vi posto questo video perchè riesce a spiegare meglio e in maniera più esaustiva il punto del problema e il perchè Fashion Revolution Day sta prendendo piede.
Il video è in inglese ma è facilmente capibile, i sottotitoli sono chiari e leggibili.
Dato che le variabili presenti in questa situazione sono davvero tante, sfruttamento dei lavoratori, danneggiamento ambiente, materie di prima qualità scadenti, lavoratori assunti dalle catene per lavorare in patria, costo del lavoro, essere sempre alla moda, insomma veramente troppe per essere trattate qui, voi cosa ne pensate?
Potreste dirmi: “Eh ma allora anche grandi marche non fast fashion fanno fare la roba in Cina e noi le compriamo uguale!” oppure “Sì ma io cosa ci posso fare, dovrò pure vestirmi!” oppure ” Ma non lo sai che l’industrializzazione del processo produttivo ti permette di ridurre i costi del singolo pezzo e avere comunque guadagno?!”.
E son tutte affermazioni più o meno opinabili, ma quello che vorrei fosse fatto è una semplice riflessione basica: quante cose comprate e quante ne usate VERAMENTE nell’arco di una stagione? A me capita di usare sempre quei tre o quattro indumenti e gli altri finiscono puntualmente in fondo all’armadio, inutilizzati! E allora mi parte il nervoso. Con il cambio di stagione alle porte, ho intenzione di svuotare gli armadi e dare in beneficenza tutto quello che non uso da anni ancora in buono stato e tutto quello che uso ancora, un mix fra fatto a mano da me e capi acquistati fino al 2012, rimetterlo nell’armadio per la prossima stagione e continuare ad usarlo.
Per quanto mi riguarda, questa mobilitazione parte da dentro, da me stessa e ne sono ben felice di fare parte! E non pensate di non poter veramente fare qualcosa a riguardo, ognuno di noi può!
Ciao, a presto !
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Autore
Sarta per passione. Pompelmo rosa e cedrata lover. Benvenut*!