Inizia oggi una nuova rubrica che ci insegna come valorizzarci sapendo ciò che cuciamo in collaborazione con Silvia di SoStyle!
Leggings: conosciamoli meglio!
Alzi la mano chi non ha un paio di leggings nell’armadio!
Quelli che però per noi sono dei semplici vestiti, a volte nascondono una storia di anni, anzi decenni.
Già perchè i nostri leggings, sono tornati di moda nel 2005, dai lontani anni ’60, quando ancora si chiamavano “fuseaux”, ti suona familiare?
Gli inizi
A coniare il nome è stato quello che potremmo considerarne “il papà” , Emilio Pucci.
Colei che invece li ha resi famosi è stata Audrey Hepburn nel film Sabrina.
Inizialmente avevano l’aspetto di una calzamaglia spessa di cui era stato tagliata la parte del piede.
Ovviamente all’epoca non esistevano tutte le fibre Hi-tech ed elasticizzate di oggi, quindi inizialmente i fuseaux avevano una sorta di staffa che veniva infilata sotto il tallone per mantenerli tesi e ben aderenti alla gamba.
Successivamente la lunghezza della gamba si accorcia e sino ad arrivare sopra la caviglia: erano nati i pantaloni Capri, gli stessi che renderà famosi Jackie Kennedy.
Gli anni 80, Mary Quant e Jane Fonda
Passiamo agli anni ’80: una signorina ribelle e sopra le righe inventa la minigonna e sdogana la moda di indossarla sopra i leggings abbinandoli a scarpe col plateau; è Mary Quant.
In quegli anni l’aerobica diventa un’attività molto di moda e Jane Fonda, associa per la prima volta i leggings alla palestra, ma anche all’abbinamento body + scaldamuscoli.
Sono gli anni in cui i leggings iniziano a trasformarsi anche nei tessuti assumendo tonalità vivaci e sgargianti.
Scompariranno subito dopo perchè negli anni 90 torneranno di moda i pantaloni più larghi con la vita più bassa..…
A volte ritornano
E poi eccoci qui, agli anni 2000 dove di leggings ne troviamo in quantità industriali: da quelli in pelle, a quelli in lurex, da quelli in cotone a quelli strappati, da quelli con i brillantini a quelli che assomigliano ai jeans e noi chiamiamo jeggings: li usiamo sui tacchi al posto dei pantaloni, oppure comodamente infilati in un paio di anfibi o ancora con delle ballerine.
Insomma sono diventati una sorta di passpartout a cui ricorrere quando apriamo l’armadio e…. “cosa mi metto??”.
Ma a chi donano i leggings?
La moda non è decisamente democratica, ma noi lo siamo? Se è vero che i leggings nascono come capo da indossare come una “seconda pelle”, e in virtù di questo donerebbero di più ai fisici più magri ed asciutti, è anche vero che si possono trasformare in una buona alternativa ( per nulla mortificante) per chi invece non ha un fisico da top model, o magari ha delle gambe che non ama sfoggiare ma al tempo stesso non vuole rinunciare al piacere di portare una minigonna o un abitino corto.
Il buongusto
Un discorso diverso è il buongusto, e qui non si fanno distinzioni di taglia, ma di buon senso: se è vero che i leggings sono una seconda pelle, allora dovremmo fare attenzione a scegliere dei modelli, come dire, non imbarazzanti……sia livello di “aderenza” che di “trasparenza”…non so se mi spiego….. e ripeto, non è che se una taglia 40 va in giro con dei leggings “vista intimo” allora è più decente di una taglia 48 che indossa lo stesso modello: come dire, “il buon gusto è taglia unica”.
Per valorizzarci: la lunghezza
Altro discorso poi è se vogliamo valorizzarci: Ne avevamo parlato un pò di tempo fa nel mio blog, ( le calze lunghe ) più che di taglia io ne farei una questione di lunghezza.
Lasciando infatti da parte il leggings da palestra, che risponde all’esigenza di essere comoda e pratica nei movimenti, quando lo indossiamo in altre occasioni dobbiamo tenere presente questa cosa: la gamba otticamente finisce dove finisce l’orlo. Per cui se noi siamo alte 1.70 e mettiamo un abitino corto che arriva a metà coscia e poi il leggings arriva a metà polpaccio, e magari abbiamo anche la bella idea di indossare dei tronchetti, ecco allora che non sembreremo più alte 1.70 ma 1.50!!
Secondo aspetto da tenere presente: il tessuto e il colore
Perchè non sempre quello che ci piace, ci valorizza : Se il nostro punto debole sono le cosce/ il fianco o il sedere, per cercare di minimizzarne l’importanza ti suggerisco di utilizzare tessuti opachi ( quindi niente brillantini o tessuti in lurex) di un colore tendenzialmente scuro (non necessariamente nero) perchè i colori scuri non snelliscono, semplicemente retrocedono otticamente.
Il modello proposto da Nicoletta
Veniamo ora al leggings proposto da Nicoletta: sai qual’è davvero il suo punto forte? La banda laterale. Se mi segui da un pò lo sai già: gli occhi seguono le linee, e le linee verticali sono molto più veloci da scorrere rispetto a quelle orizzontali. Ragion per cui una linea di questo tipo ci aiuta a valorizzarci in altezza e a sembrare più alte. Anche se abbiamo il fianco e le cosce importanti? Sì.
A questo proposito volevo farti notare la fascia cucita sul davanti. E no, non è una pancera, per intenderci. Me lo sono fatta spiegare direttamente da Nicoletta: in pratica la fascia è stata pensata per sfruttare l’elasticità del tessuto, (che è una caratteristica base per un capo di questo tipo), andando direttamente a sostituirsi all’elastico in vita, che, chi ha l’addome come proprio punto debole, sa benissimo quanto possa essere fastidioso!
Allora? Che mi dici? Non ti è venuta voglia di provare un paio di leggings?
Ciao, alla prossima! See ya!
Autore
Silvia Caputo
Ciao sono Silvia e sono una consulente d'immagine: mi occupo cioè di aiutarti a piacerti e a valorizzarti fisicamente con i colori, gli abiti e gli accessori più adatti a te.